«No! No! No! Questo non mi può succedere!» Victoria mise velocemente il telefono in borsa, gettò il denaro sul tavolo, infilò la sua giacca rossa di pelle e si affrettò verso l’uscita.

Alcuni pisani che gironzolavano per la città e si godevano un digestivo dopo una lunga tipica cena italiana, si girarono verso Victoria al suo passaggio vicino al loro tavolo.

«Sembri molto triste» dissero alcuni conoscenti scuotendo la testa. «Stai bene?»

«Sì, okay, sto molto bene» – disse Victoria frettolosamente. « – Non veramente okay. Sto male, non come tutte le altre persone che soffrono, ma non va molto bene nemmeno per me». Poi prese l’uscita velocemente e girò dietro l’angolo. La sua valigia, nera ed elegante traballava sui sanpietrini mentre si dirigeva frettolosamente verso il posteggio taxi.

Un altro giorno, Victoria avrebbe bevuto un cappuccino in un angolo del suo bar preferito davanti alla torre, mentre la fissava con ammirazione, cosi inclinata ma cosi stabile. Non importa quanto la vita potesse colpirla o respingerla, non l’avrebbe mai abbattuta.

Aveva lavorato duramente per la sua “vita perfetta“, come tutti la chiamavano, e ora stava raccogliendo i frutti. Single, autonoma, indipendente senza dover dare conto a nessuno… va bene, solo al suo editore…con milioni di fan sui social media in tutto il mondo che la seguivano ad ogni passo virtuale.

Pero’ oggi tutto sembrava essere stato vano. Victoria fece un cenno dicendo: “scusi, scusi“ per chiamare quello che le sembrava l’ultimo taxi.

«Aeroporto Galileo Galilei, per favore disse sbattendo lo sportello: “presto”».

«Sissignora, io vado veloce».

«Aeroporto, veloce, veloce».

«NO. Aspetti. Cosa…?»

Victoria si girò scioccata verso il nuovo passeggero che era appena salito nel suo stesso taxi.

«Subito!»

«Questo è il mio taxi, deve scendere!»

Lui alzò appena lo sguardo dal cellulare per poi ritornare a guardarlo.«Questo è l’unico taxi e devo andare all’aeroporto.“
Tipico americano.

Victoria chiuse gli occhi e cercò di non peggiorare il suo umore. «Questo è il mio taxi e Lei non è benvenuto».

«Aeroporto. Velocemente, per favore!» disse di nuovo ignorandola insieme alla sua rabbia.

«Sissignore».

Victoria incomincio’ a protestare e poi realizzò che ogni ulteriore protesta sarebbe stata inutile. Il taxi aveva nel frattempo già accelerato da zero a 120 chilometri orari. Autisti italiani.

«Va bene. Solo perché sono in ritardo e ho…» disse Victoria.

«Anch’io.» – disse lui – non le fece finire la frase e ritornò a leggere i messaggi sul suo cellulare. Lui l‘aveva fatta sentire come una ladra nel suo taxi.

Respingente. Narcisista. Lei lo aveva capito – americano ricco viziato in vacanza in Italia – pensava forse di essere un regalo di Dio per il mondo, con quegli occhi, qui capelli e quei …quei muscoli. Gli uomini pensano veramente che l’ aspetto gli dia il permesso di fare ciò che desiderano?

«Non ho bevuto abbastanza caffè oggi per sopportare tutto questo». Victoria sospirò mentre tirava fuori il suo telefono, leggendo le parole che avevano cambiato repentinamente la sua vita spensierata: il Presidente Trump PROIBISCE i voli dall’Europa verso gli Stati Uniti per 30 giorni…Victoria pensò che questo avrebbe potuto rovinare la sua missione, forse addirittura tutta la sua carriera.

«Ha detto qualcosa?»

Victoria lo fissò, poi si girò verso il finestrino della macchina, per contemplare la vista di Pisa, che aveva amato così tanto. Doveva andarsene oggi o sarebbe dovuta restare in Italia chissà per quanto tempo. Non è che le sarebbe dispiaciuto … Però il matrimonio di Rachel ci sarebbe stato fra una settimana.

Rachel aveva quasi avuto un attacco di cuore quando le aveva detto che sarebbe andata in Italia: «Mica te ne vai due settimane prima del mio matrimonio?» Si lamentò Rachel, che sembrava un Angelo diventato demonio. «Tu sei la mia damigella! Mi serviranno così tante cose all’ ultimo minuto! Cosa faccio se succede un imprevisto o se non riesci a tornare in tempo?!»

Adesso forse non ce la farà proprio a tornare. Victoria girò lo sguardo solo per vedere se l’ intruso la guardava con attenzione.

«Guardi pago io il taxi perché sono stato io a fare irruzione.»

«No, è il mio taxi, lo pago io.» Lei non glielo avrebbe fatto mai pagare. I suoi genitori l’ avevano educata all’ indipendenza e a provvedere a se stessa.

«Io insisto» – disse lui – appena il taxi arrivò fuori all’ aeroporto. Prima che lei potesse protestare lui uscì dall’abitacolo dando al conducente quella che sembrava una grossa somma di euro.

«Grazie Signora. Il signore è veramente generoso».

Il tassista guardò Victoria sollevando il sopracciglio impressionato e grato dalla generosità dell’intruso. Questo incoraggiò Victoria solo ad odiarlo di più e a renderla eccezionalmente cinica verso il tassista.Questo virus stava contagiando persino il suo autocontrollo. Se neanche lei poteva rimanere tranquilla, il mondo era in grave pericolo. Tenne la testa alta e con un altro grazie si diresse nella mischia.

Estratto da l’amore ai tempi del Coronavirusdisponibile 7. maggio su Amazon.

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